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Acqua, Terra, Aria, Fuoco…

 

Quattro elementi che compongono la trama della realtà, tangibili o intangibili.

 

Quattro elementi che interagiscono tra loro, mutano l’uno nell’altro ciclicamente.

 

Quattro elementi organizzati e organizzanti in modi che non sono umanamente comprensibili che talvolta si presentano come caos, talvolta come armonia.

 

Quattro elementi dotati di qualità, ma anche di temperamenti, predisposizioni, persino personalità.

 

Per molto tempo e in molti luoghi i quattro elementi sono stati il concetto primo da padroneggiare per poter comprendere il tutto così come ci si presenta, per contemplarne la bellezza o controllarne l’imprevedibilità. Numerosissime sono le declinazioni, le teorie e le applicazioni di tale concetto che incontriamo aggirandoci anche distrattamente nella storia dell’arte, del pensiero e della spiritualità.

 

Nove artisti dell’Associazione Alchemica APS, dopo un lungo percorso di approfondimento tramite attività e incontri si confrontano con questo tema sottraendolo all’oblio e alla banalizzazione che ne viene fatta da parte della cultura di massa, come nei sempre popolari oroscopi, nei giochi di ambientazione fantasy o nel recente film Pixar “Elements”.

 

Portare nel qui ed ora questo concetto filosofico/alchemico con i mezzi e le pratiche dell’arte moderna e contemporanea ha permesso di riscoprirlo in un’attualissima griglia di lettura del reale.

 

L’interrogazione elementale tradotta in lavoro artistico ha portato a riflessioni sulla natura corporea dell’essere umano che è fatto di/può farsi elemento primigenio, ora fragile e minacciato dal proprio stesso intervento sulla materia (tecnologia), ora risplendente di unica e perturbante bellezza, sempre veicolo di complessità.

 

Diversi linguaggi danno corpo a queste riflessioni: la pittura, la performance, l’assemblage, la scultura… Le opere prodotte talvolta sono quintessenze, distillati estetico-concettuali di un singolo elemento, talaltra una rappresentazione dei flussi, transiti e mutazioni tra gli elementi stessi. Tutte sono manifestazioni vitali, accolte nel grembo di pietra dello spazio sotterraneo delle Cantine di Palazzo Mirana.

 

La mostra ELEMENTI accompagna e spiazza tra il familiare e l’insolito, il corporeo e l’incorporeo, il concetto e la forma.

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Matteo Kettmaier

ELEMENTI

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Mostra darte contemporanea a cura di

Matteo Kettmaier e Camilla Nacci Zanetti

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con opere di

Maria Vittoria Barrella, Michela Eccli, Silvia Gadda, La Chigi, Anika Franceschini, Andrea Mazzurana, Sara Nave, Virginia Sartori, Luca Sireci

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Apertura dal 25/05 al 30/06/2024 

da martedì a domenica h 16:00 - 19:00

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Inaugurazione 24/05/2024 h 18:00 - 21:00

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Cantine di Torre Mirana

Via Belenzani, 3 - Trento

MICHELA ECCLI

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Trasformazioni alchemiche, 2024

Terra, cenere, acrilico, pastello su carta, foglia oro

43 x 61 cm

Nell’universo immaginifico di Michela Eccli, personalità poliedrica che ama spaziare tra le arti visive (fotografia, illustrazione, pittura, design, persino rayografia), trova posto una peculiare ricerca intimistica, che abbraccia ritualità e pratiche sciamaniche.

 

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I suoi lavori sono finestre aperte su un paesaggio illimitato, dominato dall’astrazione, in cui si muovono e interagiscono personaggi surreali, che rievocano l’immaginario infantile. Costellate di simboli e rimandi alla filosofia della natura, come “A”, asterischi, punti e altre figure geometriche, le opere di Michela Eccli agiscono come amuleti in grado di realizzare desideri e pensieri in libertà dell’artista e delle persone a lei care.

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L’opera Trasformazioni alchemiche è frutto di un rituale magico: dalle ceneri di un foglio di carta bruciato, contenente un messaggio propositivo per l’umanità, ha avuto origine il pigmento terreo usato per dipingere, diluito con acqua e plasmato dal vento. Gli elementi naturali sono stati quindi alleati dell’artista nella trasformazione della materia, e hanno dato vita a un dialogo metafisico, che con suggestioni oniriche e intuizioni inconsce invita l'osservatore a riflettere sulle proprie connessioni con il mondo che lo circonda. La cornice dell’opera è invece un rimando all’oro alchemico, sintesi e unione di tutti gli elementi.

VIRGINIA SARTORI

 

Pirogonia, 2023-24

Corde, shibari

Performance e video 30’

Performers: Virginia Sartori, Sofia Miori

Foto e video: Michele Facchinelli

Sound: Friform

Pirogonia, 2024

Stampa digitale su forex

60 x 80 cm​

Caratteristica della pratica performativa di Virginia Sartori è la struttura circolare, in cui da un punto zero iniziale si va costruendo e decostruendo una narrazione che riporta, dopo il raggiungimento dell’apice, alla situazione iniziale. Nel frattempo, però, tutto è cambiato, nella scena e all’interno degli spettatori, che assistono ipnotizzati e impotenti allo svolgimento dell’azione. Questa poetica di mutamento, che usa per definizione il corpo come strumento e oggetto di indagine, affronta tematiche che spaziano dall’erotismo, alla psicanalisi, ai turbamenti della società, fino a raggiungere alti gradi di spiritualità.

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Pirogonia è il racconto della nascita del fuoco come elemento primigenio e simbolo di interiorità, reso esplicito da una “vestizione” simbolica, in cui dall’oscurità emerge gradualmente ciò che normalmente si tende a coprire e occultare. Il mezzo usato dall’artista è lo shibari o kinbaku, una disciplina del bondage giapponese che consiste nel legare una persona in un contesto erotico. Evoluzione dell’arte marziale utile ad immobilizzare i prigionieri di guerra, diventa una pratica sessuale a oggi molto diffusa, al punto di superare anche questa ghettizzazione per rientrare nei contesti sociali come tecniche di rilassamento o forma artistica, pienamente sdoganata fin dagli anni Settanta dall’artista Nobuyoshi Araki.

Nelle tradizionali cerimonie religiose giapponesi è sempre stato usuale includere corde e legamenti per simboleggiare il collegamento tra l'umano e il divino. Anche Pirogonia è un vero e proprio rituale performativo, in cui legami fisici ed emotivi, relazionali, che portano in risalto il corpo del bunny e lasciano intravedere l’ombra del rigger. Una danza passionale che si muove come fuoco finché il fuoco non smette di ardere, o finché uno dei due giocatori non cede all’estasi dell’eccesso. Paradossalmente, sono proprio le corde - intese come contorno e limite - a disegnare e a rendere visibile la forma incorporea dell’elemento plasmatico. Il tutto è accompagnato dal volume assordante delle musiche di Friform, che stimolano una totale immersione sensoriale nell’opera e nella performance.

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LA CHIGI

 

Special Openings, 2023

Tecnica mista e assemblage

180 x 64 x 27 cm

The Origins of Life, 2023

Tecnica mista e assemblage

180 x 64 x 27 cm

La Chigi lavora con l’arte narrativa e relazionale esprimendosi principalmente attraverso l’assemblaggio di objets trouvés. Avviato come pratica di guarigione collettiva, il percorso artistico di La Chigi l’ha portata a esplorare le relazioni più recondite tra vita quotidiana e oggetto d’uso comune, lasciando scoperti, attraverso il velo dell’ironia, i nervi più fragili della società.

 

In una continua parafrasi e rielaborazione dei paradigmi duchampiani, La Chigi rivisita le cosiddette “macchine celibi” del maestro dadaista, per dare vita a una coppia di opere che, se apparentemente non hanno relazione esplicite con gli elementi aria - acqua - terra - fuoco, affrontano però le tematiche alchemiche della trasformazione della materia attraverso un insieme di metafore che raccontano la Vita.

 

Special Openings è un radiotelescopio intimo e domestico, una macchina per ascoltare la propria interiorità trovandosi nella pienezza del Vuoto, uovo metafisico, culla (del passato), specchio (del presente) e spinta propulsiva (per il futuro).

Un corpo femminile concettuale decostruito si fa tramite per connettere l'universo al flusso del nostro Tempo e permetterci di trovare il nostro posto: il vuoto dei cassetti attende di essere riempito con l'esperienza del passato e poi ci ristora con le sue rose-capezzoli; il vuoto delle scatolette di pesce-spina dorsale ci fa specchiare i nostri bisogni e costruire il futuro in piccole ideali case di sogno.

 

The Origin of Life è un corpo decostruito maschile - è il compagno di Special Openings, macchina del Vuoto e dell’Aria - che rappresenta in maniera simbolica, ed esoterica, la Generazione della Vita: è una sorta di stato di big bang in potenza nell’etere del dodecaedro. È Terra generativa di un nuovo tempo e di un nuovo mondo.

SARA NAVE

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In-voluzione, 2020

Acquerello e inchiostro su carta di cotone

41 x 31 cm

Sara Nave è una tattoo artist e disegnatrice che si distingue per un intenso lavoro sulla simbologia figurativa, che abbraccia il naturalismo cercando di oltrepassare la soglia della visione per compiere affondi nei significati più reconditi celati nei suoi soggetti.

 

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L’artista alza il coperchio dell’io per suggerire con la sua opera un’evoluzione interiore, che, come la Creazione mitologica del mondo ha origine dagli opposti luce / tenebra, per poi compiere il percorso vitale completo attraverso gli stadi di trasformazione della materia, metaforicamente rappresentati da un ciclo meteorologico. Le estetiche maschile e femminile convivono nella stessa figura, colta in una posizione di intimo raccoglimento, ma pronta ad aprirsi verso l’esterno, attraverso i tatuaggi impressi sul suo corpo. Il punto di fuga dell’opera si raccoglie nell’occhio aperto, elemento che suggerisce la fine della quiete, e l’invito ad attivare una comunicazione con chi osserva, nella presa di coscienza e accettazione del sé esplicitato dalla frase “Not that good / But good enough”.

ANDREA MAZZURANA​

 

Le città diventano sistemi integrati e ospitano macchinari e componenti invece che uomini, 2023

Emulsione acrilica pigmentata, vernice acrilica, sabbia, terra, componenti elettronici, ciottoli assemblati e disseccati su tela

80 x 60 cm

Piscine neuronali, 2024

Schermi a cristalli liquidi fratturati, emulsione acrilica pigmentata, vernice acrilica, sabbia, terra, ciottoli assemblati e disseccati su tela

50 x 40 cm

Microcosmo di controllo della stimolazione sensoriale umana, 2024

Schermo a cristalli liquidi fratturato e retroilluminato, monitor a tubo catodico svuotato

20 x 26 x 39 cm

Per il giovanissimo designer del suono Andrea Mazzurana l’approdo all’arte visiva è avvenuto, in modo naturale, con gli elementi a sua disposizione: l’obsolescenza programmata della tecnologia, i colori acrilici, le componenti elettroniche, ma anche terra, sabbia e ciottoli raccolti sul greto di un fiume.

 

Tre opere installative creano una sorta di nuovo - vecchio mondo, dove allo stato liquido della materia si trovano solo i cristalli colorati, ancora imprigionati negli schermi ormai frantumati di monitor caduti in disuso.

 

In una distopia futuribile, l’artista rappresenta il processo di mutua fagocitazione che avviene tra essere umano e tecnologia, creando paesaggi ibridi tra il naturale e l’artificiale, in una sorta di identificazione forzata tra mente e programma.

 

Andrea Mazzurana ci invita quindi a rompere gli schermi (e gli schemi), per sprigionare le nostre aurore boreali e sfuggire ai meccanismi di controllo imposti dalla società contemporanea.

ANIKA FRANCESCHINI

 

Coreterno, 2022

Ceramica raku su legno

21 x 28 cm

Insegnante per professione, creativa a tutto tondo per passione, Anika Franceschini modella la materia in un processo scultoreo in cui fondamentale è l’apporto di ogni elemento naturale: la terra (argilla), plasmata dall’acqua, seccata dall’aria per asciugarla, cotta dal fuoco, che consente di sperimentare svariate tecniche tradizionali di lavorazione della ceramica.

 

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Anika Franceschini rivisita l’estetica tradizionale dell’ex voto con un cuore in fiamme, simbolo di amore e passione per antonomasia; nella sua scultura, tuttavia, si genera un paradosso tra la fragilità della materia e l’apparente durezza dello smalto applicato con l’antico metodo raku, che simula il metallo e rimanda così a un’idea di forza e auto-protezione contemporaneamente. Come se si trattasse di un organo inespugnabile, il cuore dell’ex voto simboleggia un fuoco che non si è spento, ricordando, per definizione, una gratitudine eterna.

SILVIA GADDA

 

Viscere, 2022

Acrilico su tela

100 x 70 cm

Sociologa e artista visiva, Silvia Gadda lavora fin dai suoi esordi con tecniche pittoriche che le permettono di esprimersi in modo libero e privo di condizionamenti stilistici, dal muralismo, ai colori acrilici, al disegno, che si fa incisione e poi stampa. Estetiche variopinte, appartenenti a geografie lontane, ispirano la sua poetica.

 

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Nella concezione di Silvia Gadda, il ciclo alchemico di trasmutazione degli elementi diventa metafora per la rappresentazione dei mutamenti interiori, in un percorso di crescita interiore circolare, ma mai uguale a se stesso. Questa evoluzione è una continua danza tra opposti: rubedo, la massima realizzazione, perfezione estatica dell’anima manifesta al mondo, e nigredo, distruzione, putrefazione, oscurità e discesa nelle profondità dell’inconscio, oltre l’Io.

Lo spazio che questa forza libera da ciò che era e non serve più, “materializzandosi” nel vuoto, è pronto per dare vita al nuovo.

Inserita nel paradigma della perenne trasmutazione, l’opera Viscere si colloca in un particolare momento di questo ciclo, l’albedo: il momento dell’illuminazione che arriva a porre fine al buio, nella morte che ha preparato lo spazio ad una nuova visione. Questa tela simboleggia l’apertura, l’ascesa.

Quel momento in cui torna la luce, in cui l’orizzonte si amplia nuovamente schiudendo nuove prospettive. Come nella materia, così nello spirito, un continuo ed incessante cammino evolutivo, dove tutto torna senza mai ripetersi.

MARIA VITTORIA BARRELLA

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Pneuma, 2024

Installazione performativa con vetro, aria, acqua, terra, fuoco

Registrazione audio in loop, video disponibile su Youtube

Per l’attrice Maria Vittoria Barrella, Pneuma è una delle prime performance artistiche. Usando il linguaggio espressivo del corpo, in dialogo con gli elementi naturali, nella performance si invoca l’irripetibilità dell’happening per dare vita a effetti visivi e sonori stranianti e sorprendenti.

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Il vetro alchemico, nella nobilitazione artistica conferita da Duchamp a questo materiale, è il filtro scelto dall’artista per interfacciarsi con chi osserva, come da una finestra.

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Attraverso la metafora del pneuma, il soffio vitale che indica il principio di tutte le cose nella filosofia antica, Maria Vittoria Barrella compone un racconto in cui l’essere umano utilizza tutti gli elementi della natura per mettere sotto pressione il piano fragile su cui agisce, nel tentativo di esplorarne limiti e potenzialità.

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La tecnologia dell’amplificazione sonora, che sottolinea le azioni, crea un riverbero estemporaneo più incisivo, per rompere idealmente la barriera tra performer e pubblico.

LUCA SIRECI

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Vapor, 2021

Acrilico su tela, cornice dipinta

60 x 60 cm

Artista visivo e tatuatore, Luca Sireci ha un’impronta grafica originale caratterizzata dall’apparente contrasto tra soggetti dall’aria evanescente e decisi contorni scuri.

 

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La tela Vapor rappresenta il passaggio di stato da liquido a gassoso, attraverso una personificazione femminile dell’acqua che diventa aria. Questa ninfa postmoderna assume l’estetica della corrente vaporwave, nata rappresentando letteralmente la “nostalgia per un passato futuristico mai esistito”. Questo richiamo è reso esplicito dalla scelta della palette cromatica in scala colore CGA, usata nei decenni Ottanta e Novanta del Novecento nella nascente tecnologia digitale.

FRIFORM

 

glicciaggoccia, 2024

Installazione sonora site-specific

Loop audio

Friform inizia a portare la sua commistion di musica elettronica e sound design in contesti di arte contemporanea con dj set sperimentali in occasione delle prime due edizioni del Festival Europeo della Fotografia di Reggio Emilia. Attualmente collabora con Alchemica producendo sonorizzazioni digitali autonome o per opere altrui.

 

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Il concept di glicciaggoccia nasce site-specific con lo scopo di valorizzare lo spazio più “acquatico” di un ambiente piacevolmente umido: la cella archeologica delle Cantine di Torre Mirana.

 

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Suoni di acqua che scorre e sgocciola danzano insieme a fruscii ritmici, una voce umana esclama qualcosa o forse ci chiama.

 

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La potenziale eternità del loop audio vuole suggestionare e fare riflettere chi osserva e ascolta, richiamando all’antichità dei resti romani visibili sul posto.

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